Donna Orco. La pedofilia può tingersi (anche) di rosa
Non se ne parla molto, la si capisce ancora meno, eppure esiste: si tratta della "pedofilia femminile". La pedofilia è, di solito, associata al sesso maschile ed è, quindi, quasi sconvolgente pensare alla donna come carnefice.

Pensare che una donna possa essere un'abusante sessuale è raccapricciante, è sconvolgente perché la donna è associata all'idea di mamma. Teoricamente una madre non potrebbe mai danneggiare un bambino.
- L. Petrone
Il termine "pedofilia" è entrato a far parte della psichiatria nel 1905, grazie allo psichiatra Auguste Forel ma ci sono voluti altri 30 anni prima che il termine entrasse a far parte della lingua italiana. La parola "pedofilia" ha origine greca e significa, letteralmente, "amore per il bambino" (paìdos : bambino ; filìa: amore): parola che può creare una forte ambiguità. Il termine, infatti, non vuole intendere un amore nel senso di "bene nei confronti del bambino"; intende, piuttosto, un amore erotico, con o senza sessualità agita, di un adulto nei confronti di un bambino pre-pubere. La pedofilia non consiste solo nell'avere rapporti sessuali con penetrazione con il minore ma può comprendere anche altri comportamenti come spogliare il bambino e guardarlo, spogliarsi davanti al bambino, masturbarsi davanti al minore o farsi masturbare.
Al contrario di quando si possa pensare, la pedofilia femminile è sempre esistita, proprio come quella maschile: già Petronio, infatti, nel suo Satyricon raccontava di un gruppo di donne compiaciute ed eccitate davanti allo stupro di una bambina di sette anni. Dagli studi, non sembrano esserci differenze tra uomini e donne per quanto riguarda l'età, il tipo di lavoro, la classe sociale, il numero di vittime. Molti autori sostengono, inoltre, che frequentemente gli abusanti sono stati, a loro volta, abusati durante l'infanzia. Madri che da bambine o adolescenti sono state vittime di incesto, tenderanno a loro volta a ripetere l'accaduto sui figli, maltrattandoli a livello fisico, psicologico e, nei casi più gravi, sessuale. Se il figlio abusato è maschio, il rischio di attivare il ciclo è ancora più alto.
Smascherare la pedofilia femminile è molto più difficile della maschile in quanto la donna, per caratteristiche socio-culturali, passa più tempo con i bambini e si occupa anche della cura fisica (doccia, bidet...): è proprio in questi momenti (bidet prolungati, bagnetti frequenti..) che le donne possono mettere in atto il comportamento pedofilo. Un'altra forma di pedofilia, ancora più subdola, è quella che Petrone chiama "pre-pedofilia": si tratta di una dinamica perversa e complessa in cui la donna non commette violenza in modo diretto ma diventa complice di chi la commette (solitamente il proprio partner) sul figlio.
La pedofilia femminile, proprio come quella maschile, può annidarsi all'interno o all'esterno delle mura domestiche; come detto precedentemente, ciò che la rende apparentemente rara è l'ambiguità del contesto in cui si genera: ciò può portare a chiudere gli occhi, a non (voler) vedere la pedofilia femminile laddove, invece, è presente.
Il bambino vittima di pedofilia subisce danni molto gravi; in particolare, più è tenera l'età in cui subisce violenza e maggiore è il danno inferto. In particolare, un bambino abusato dalla propria mamma riceverà da lei segnali ambigui: la donna di cui si fida, che dovrebbe amarlo, è quella che lo "ama" facendogli del male. Essendo l'abuso un evento fortemente traumatico, il bambino potrebbe presentare sintomi diversi come quelli tipici del disturbo post traumatico, patologie psicosomatiche, del comportamento alimentare, disturbi del sonno fino ad arrivare a comportamenti che possono mettere a rischio la sua vita.