Mutilazioni Genitali Femminili: Religione o fattore culturale?
Mi sveglio in un bagno di sudore. È molto presto, non sono ancora le sei. La notte è stata breve e agitata, con terribili incubi che ricominciavano sempre daccapo. Provo a richiudere gli occhi, ma vedo ancora quelle immagini angoscianti: una miserabile stanza d'albergo, piccola e con la carta da parati ingiallita. Una bambina stesa sul letto, di dieci, dodici anni al massimo. Nuda. Quattro donne circondano il letto e la tengono giù. La bambina ha le gambe spalancate, e una vecchia le siede davanti con un bisturi in mano. Le lenzuola sono zuppe di sangue. La bambina grida con quanto fiato ha in gola. Continua a urlare. Grida da strappare il cuore.Sono state quelle urla a svegliarmi. E anche adesso sembrano riecheggiare nella mia camera. Mi alzo barcollando e vado a bere un bicchiere d'acqua. Guardo fuori dalla finestra. Comincia a far luce. Sono a Vienna, nessuno sta gridando. Era solo un sogno, mi dico.
-Waris Dirie
A partire dal 1990, le istituzioni internazionali utilizzano la terminologia "mutilazione genitali femminili" (MGF) per indicare tutte quelle procedure che mirano alla rimozione, parziale o totale, dei genitali femminili esterni per motivi non terapeutici.
Si tratta di rituali cruenti che hanno lo scopo di uniformare socialmente il soggetto alle tradizioni culturali di appartenenza in età che varia dalla prima infanzia ai 16/17 anni. Questi riti vengono spesso desiderati e attesi dalle bambine stesse e la musica, i canti, le danze sembrano accostare l'evento ad un momento di festa.
Le origini di queste procedure sono molto antiche, già dal 2000 a.C.; altre testimonianze documentate risalgono agli inizi del XIX sec. mentre la prima ricerca scientifica sul fenomeno è dell'Università di Medicina del Sudan del 1979. Al contrario di quanto si possa pensare, il fenomeno sembra non essere di matrice religiosa perché possiamo trovare MGF in società con religioni differenti ( cattolici, animisti, copti, ebrei, musulmani, protestanti). Le origini vanno, quindi, ricercate in credenze mitologiche, ragioni socioculturali e motivazioni psicosessuologiche:
Secondo credenze mitologiche, infatti, le MGF permettono un incremento della fertilità e della sopravvivenza della prole; altre popolazioni, invece, utilizzano le MGF per uniformare socialmente la donna alla cultura a cui appartiene.
Un'altra spiegazione ci viene fornita da una matrice psicosessuologica: le MGF non solo vengono effettuate al fine di ridurre il piacere femminile ma vengono anche viste come utili al fine del mantenimento della verginità e della fedeltà della donna.
L'OMS suddivide le MGF in quattro sottotipi:
Tipo I : Sunna, in cui si ha la resezione del prepuzio con o senza escissione di parte o di tutto il clitoride. E' la forma di mutilazione meno cruenta.
Tipo II: Escissione completa, in cui si ha l'escissione del clitoride con parziale o totale escissione delle piccole labbra.
Tipo III: Infibulazione, in cui si ha l'escissione di parte o di tutti i genitali esterni con sutura/restringimento dell'apertura vaginale per lasciare passare l'urina e il sangue mestruale.
Tipo IV: Forme intermedie non classificabili, incisioni, stiramento del clitoride o delle grandi labbra, introduzione in vagina di erbe o sostanze..

Si stima che, nel mondo, circa 130 milioni di donne ogni anno siano sottoposte ad una mutilazione dei genitali; le mutilazioni, inoltre, sono effettuate da persone non competenti, con strumenti non idonei (coltelli, pezzi di vetro, aghi, lamette..) in condizioni igieniche pessime che, inevitabilmente, portano a frequenti complicazioni piuttosto gravi come emorragie, infezioni, danni agli organi.
A causa del forte impatto traumatico, le donne che subiscono la mutilazione dei genitali sono esposte a gravi disturbi che vanno dalla perdita del sonno alla depressione, dagli attacchi di panico fino a disturbi psicotici. Le conseguenze sessuologiche sono molto difficili da accertare soprattutto per motivi culturali di riserbo e di difesa; tuttavia i problemi più evidenti sembrano essere:
La difficoltà nella penetrazione,
Difficoltà di orgasmo,
Problemi, anche gravi, duranti il parto.
La maggioranza delle bambine e delle donne che sono state sottoposte a mutilazione vivono in paesi africani ma si riscontrano, con frequenza sempre maggiore, anche tra alcune popolazioni di immigrati in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti. In particolare, sembra essere proprio l'Italia il paese in Europa con il più alto numero di donne mutilate e, secondo alcune stime, circa 4000 bambine tra i 4 e i 12 anni rischiano di essere operate ma , grazie a diverse campagne di sensibilizzazione promosse da organizzazioni non governative, internazionali ed africane, si sta tentando di aprire un dialogo con le etnie interessate.